In quel momento l’icona del matrimonio omosessuale ha fatto la sua prima comparsa, aggiornandosi poi automaticamente sul profilo degli altri utenti che risultavano essere coniugati con persone dello stesso sesso.
Una scelta avvenuta in concomitanza dell’annuncio di Google di far partire una campagna a favore della legalizzazione dei matrimoni gay in tutto il mondo. È stato Mark Palmer-Edgecumbe, responsabile della sezione Diversity Team la quale si occupa dell’inclusione delle minoranze in azienda, a spiegare che la campagna partirà dalle sedi Google in Polonia e Singapore estendendosi, poi, a tutte le sedi della società sparse nel mondo. Una scelta dettata da una precisa linea politica, ma anche da un attento occhio agli affari: Palmer-Edgecumbe ha infatti spiegato che a volte problemi relativi alle discriminazioni sessuali hanno impedito all’azienda di assumere la persona più adatta per un lavoro all’interno di alcuni Paesi.
Com’era prevedibile, queste decisioni sono state accolte con entusiasmo dalla comunità omosessuale mondiale. Scelte di politica aziendale che possono però contribuire ad accelerare l’accettazione dei matrimoni gay, non ancora previsti nella maggior parte dei Paesi, senza parlare di quelli in cui l’omosessualità è addirittura un reato penale.