Matrimonio all’italiana? Per l’Istat il sogno dura circa 15 anni

Da qualche giorno l’Istat ha reso noti i dati delle rilevazioni sulle separazioni e sui divorzi in Italia. Si riferiscono al periodo 1995-2009 e danno l’immagine di un’Italia in profondo e costante cambiamento. Dal 1995 al 2009, le separazioni sono infatti aumentate del 64%, raggiungendo quota 85.945. E i divorzi? Sono addirittura raddoppiati (+101 per cento), attestandosi a quota 54.456.

Secondo l’Istituto di statistica questi incrementi sono effettivi poiché osservati in un contesto generale in cui il numero dei matrimoni annualmente celebrati è diminuito. Si è passati, infatti, dai 290.009 del 1995, ai 230.613 del 2009. Tuttavia i dati italiani sono notevolmente più rosei rispetto al resto dei paesi europei.
Ma quali sono le motivazioni che più spesso portano alla separazione? L’instabilità coniugale fra gli italiani sembra essere data da molteplici fattori che vanno ricercati nella mutata condizione dell’istituzione famigliare, profondamente cambiata dalle trasformazioni sociali che stiamo vivendo in questi ultimi anni. Secondo l’Istat “si sono modificate le forme e le strutture familiari: crescono le famiglie ricostituite, i genitori soli e i single non vedovi, le unioni libere. Il percorso evolutivo dei mutamenti avvenuti è stato accompagnato da diversi interventi normativi succedutisi nel tempo, tra i quali la legge sul divorzio, la riforma del diritto di famiglia, la legge sull’adozione e affidamento dei minori, fino alla disciplina inerente l’affidamento condiviso dei figli introdotta nel 2006”.

L’Istat è però andato oltre col suo studio, elencando inoltre quali sono stati gli elementi che hanno fatto “da sfondo al processo di diversificazione delle tipologie familiari in Italia”:

– la diminuzione dei tassi di nuzialità, tendenza alla posticipazione delle nozze e incremento della quota di matrimoni celebrati con rito civile;

– la scarsa natalità accompagnata però da un aumento della quota di nascite fuori dal matrimonio;

– il ritardo nel passaggio alla vita adulta, dovuto all’instabilità del mondo lavorativo odierno;

– l’emancipazione femminile, che porta le donne a voler far carriera a discapito spesso di un impegno famigliare in giovane età;

– le maggiori possibilità di spostamenti e di contatti sociali;

– l’affermarsi di una mentalità maggiormente individualistica rispetto al passato

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