Atelier Maratana: dal giovane talento di Miriam Gentile prendono vita abiti da sogno

Il mondo della moda italiana è vitale, pieno di energia e di nuovi talenti. Uno tra questi è sicuramente Miriam Gentile, giovane fashion designer, che da gennaio 2019 è a capo dell’Atelier Maratana. Qui Miriam ha dato vita alla sua linea di abiti da sposa e da cerimonia.
Capi unici, interamente prodotti in Italia con tessuti di upcycling. Sì perchè Miriam crede profondamente in una moda che guarda al futuro, sostenibile, etica e che parte dalla ricerca dei materiali. Svolge infatti un grande lavoro di recupero di materiali di scarto da grandi aziende, dando così vita nuova ai filati, evitando lo spreco tessile e creando abiti esclusivi e non riproducibili in serie.

Ma Miriam è mossa da un vero e proprio sogno: donare nuova vita al concetto di sposa, immaginando l’abito non in esclusiva per il grande giorno ma che possa essere protagonista in altre occasioni della vita di una donna: l’idea di upcycling torna così anche in questa veste.
Un concetto etico a cui la moda sta sempre più guardando, di seconda vita dei capi, in questo caso anche di quelli per il giorno del sì che tradizionalmente sono sempre stati indossati per l’evento e poi riposti per sempre nell’armadio.

Talento, cura sartoriale, qualità si accompagnano così a qualcosa di più: una visione attenta, sensibile e consapevole. Ecco che il Made in Italy non è mai stato più interessante!

Quando e come e’ nato Atelier Maratana?

L’atelier è nato nel 1988 in Sicilia, ma è diventato Maratana con sede a Modena 20 anni fa.
Io, classe 1993, dico sempre che sono nata in sartoria e se mi chiedono da quanto faccio questo lavoro rispondo “da sempre!”

Alla base della filosofia del brand c’è una profonda ricerca dei materiali e dell’upcycling. Come nascono quindi i capi della collezione ?

Ho interi sketchbook pieni di bozzetti, pagine strappate dalle riviste, fotografie e libri di costume da cui prendo idee. Poi cerco modelli vintage, tessuti di scarto e do un grandissimo valore al mio team di sarti e ricamatrici. Resto sempre affascinata da cosa può venire fuori da tessuti che altri considerano “vecchi”

Le spose cercano sempre di più abiti Made in Italy, sostenibili e upcycling oltre che in linea con il proprio gusto e i propri sogni?

Sì, le spose sono diventate consumatrici consapevoli e la scelta dell’abito da sposa le rappresenta anche in termini di etica. La sostenibilità diventa valore aggiunto al loro abito dei sogni.

Da un materiale di scarto di un’azienda e’ davvero possibile realizzare l’abito dei propri sogni? Ci fai qualche esempio?

Le grosse aziende producono una quantità di materiali di scarto inimaginabile. So che è facile pensare a piccole pezze buttate in un magazzino, ma in realtà parlo di decide di metri di tessuti che vengono prodotti e poi messe da parte perché non in linea con la collezione a cui lavorano. Vivendo vicino alla zona di Carpi è facile raggiungere questi enormi magazzini ricchi di tesori.

Nuova vita al materiale ma anche all’abito secondo il tuo concept di abito da sposa infatti le tue creazioni non sono pensate per vivere solo nel giorno del sì ma anche dopo. Com’è possibile?

Mi piace pensare ad una sposa libera nei movimenti, che riesca a ballare e fare festa senza inciampare in enormi code. Ci sono capi che andrebbero benissimo per una festa elegante, altri per una cena a piedi nudi sulla spiaggia.
I miei abiti sono pensati anche per essere modificati ed utilizzati successivamente, accorciandoli o aggiungendo tocchi di colore. Inoltre i tessuti naturali si possono tingere

Valdamore e’ una collezione dedicata a Notre dame de Paris. In cosa gli abiti riprendono quelle atmosfere?

Non conto più le volte in cui ho visto dal vivo e in video NDP. La canzone Val d’amore parla proprio delle case chiuse in cui trovare un po’ d’amore dalle prostitute gitane.
Mi piace ispirarmi a donne outsider, che nella vita hanno deciso di vivere fuori dagli schemi sociali. Infatti nelle mie collezioni è più volte presente il tema delle sex worker. Questo non vuol dire che vedo le mie spose come prostitute… ma mi piace che i miei abiti urlino “sono una donna libera!”

Boho chic, lavorazioni ad uncinetto e drappeggi. Che donna e’ la tua sposa?

E’ una donna che sa riconoscere la qualità, preferendola alla quantità. Apprezza il capo unico e non ha paura di osare. Ha anche un’anima un po’ vintage.

Tendenze per questa stagione e qual e’ l’abito a cui sei più affezionata?

Le spose mi chiedono comodità e abiti destrutturati, linee fluide e profonde scollature e trasparenze. L’abito a cui sono più affezionata è adesso nelle mani di una sposa… colei che per la prima volta ha scelto un mio abito. Un kimono in seta bianca stampata con foglie verdi. Non scorderò mai l’emozione che mi ha dato vedere che qualcuno stava credendo in me.

Ma L’Atelier non pensa solo alla sposa. Una sartoria artigianale per tutti gli inviati e le occasioni. Quali sono i servizi che offri ai tuoi clienti?

Lo sposo ha la possibilità di scegliere un abito su misura e anche lui preferisce tessuti freschi e naturali. Lo stesso vale per gli abiti da cerimonia per gli invitati, che spesso tornano a scegliere abiti per le feste più importanti. Da poco è anche uscita la collezione per i bambini!

Cosa significa oggi essere una fashion designer italiana? Quanto e’ importante la propria identità in fatto di Made in Italy e la capacità di comprendere esigenze e richieste del mercato come la sostenibilità?

Essere fashion designer significa anche saper fare l’imprenditrice, comunicazione e avere sempre gli occhi aperti sulla società e su ciò che il cliente, sempre più esigente, vuole. Non è facile essere tutte queste figure in una, soprattutto in periodi mutevoli come questi. Ma alla fine ne vale sempre la pena.

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