Pari opportunità, quote rosa, agevolazioni per le mamme lavoratrici: questi e molti altri sono stati i temi centrali della puntata dello scorso 26 settembre di Presa Diretta, il programma domenicale di Riccardo Iacona. La puntata intitolata “Senzadonne” ha visto susseguirsi i servizi di Iacona, Barzini e Iannacona sulle donne italiane, mediamente più colte degli uomini, ma che raramente raggiungono posti importanti nel nostro Paese, e che sono costantemente danneggiate nel momento in cui scelgono di diventare mamme. Il bravo e serio giornalista di Rai Tre ha però riportato anche alcuni esempi di eccelenza del nostro Paese, dando grande spazio ad una azienda che produce gli abiti da sposa più famosi d’Italia. Atelier Aimée Montenapoleone infatti oltre ad essere nota per i suoi meravigliosi vestiti fatti di pizzo e merletti, d’ora in poi sarà nota anche per la sua attenta e sensibile politica aziendale, incentrata soprattutto sul lavoro femminile.
Nel 2010 sono ancora troppo poche le aziende che come Atelier Aimée agevolano il lavoro delle donne che vogliono diventare madri ed allo stesso tempo fare carriera. Sembrano quindi avvenieristiche e curiose le attenzioni che questa azienda ripone nelle proprie dipendenti, eppure si tratta semplicemente dell’applicazione dell’articolo 9 della legge 53 del 2000.
All’ Atelier Aimée, azienda leader guidata da Lucia Zanotti e Matthias Kissing, lavorano 147 persone, di cui 140 sono donne. Ecco la massima di questa società, sintetizzata bene dalle parole del sig. Kissing: “Per fare le spose felici con vestiti di qualità abbiamo bisogno anche di collaboratori felici che possano dedicare tutta l’attenzione alla realizzazione del prodotto”.
La puntata ha presentato alcune delle lavoratrici dell’azienda, che hanno spiegato le loro mansioni, ma sprattutto i loro orari di lavoro “personalizzati”, creati proprio per venire incontro alle esigenze familiari.
Il 22% delle dipendenti infatti svolge part time orizzontale o verticale.
Ma c’è di più! L’azienda ha adottato diverse soluzioni per venire incontro ai propri lavoratori: l’apertura di un centro ricreativo completamente finanziato dai proprietari dell’Atelier, baby sitter a domicilio (pagata dalla fabbrica in caso di malattia del figlio). Tutto questo grazie alla filosofia adottata dai proprietari dell’azienda, che hanno chiesto ed ottenuto un finanziamento di 400mila euro grazie all’articolo 9 della legge 53.
Ecco quindi dipendenti felici, assenze sotto la media e una grande attenzione e sensibilità verso le donne, le stesse donne che creano ogni giorno gli abiti da sogno che ogni giovane vorrebbe indossare al proprio matrimonio.