La pandemia ha portato nel mondo un’emergenza sanitaria che mostra ora una nuova faccia, altrettanto drammatica, quella economica. Sono tantissime infatti le imprese e i lavoratori in ginocchio che chiedono aiuti e risposte concrete al Governo per poter andare avanti. C’è chi è riuscito ad andare avanti, chi ha visto la propria attività chiudere e aprire a singhiozzo a seconda del colore della regione in cui si trovava, e poi c’è chi appartiene a interi settori fermi da quasi un anno intero. Tra questi sicuramente il mondo dello spettacolo, quello dell’arte e della cultura e infine quello degli eventi. Non solo matrimoni, ma anche Corporate e grandi eventi istituzionali.
Il settore italiano, che rappresenta nel mondo un vero e proprio fiore all’occhiello, pensate che vanta ben 46000 aziende, tra le quali molti liberi professionisti, artigiani, esperti, realtà storiche, che costituiscono il 15% del PIL italiano. Fermare il settore degli eventi infatti significa mettere un freno a gran parte dell’economia del nostro Paese, anche perchè attorno ad esso ruotano tantissime altre realtà come quella dell’ospitalità, del food, del vino, della moda…
Purtroppo agli appelli lanciati dai tanti professionisti del settore (wedding planner, fotografi, allestitori, flower designer…) poco o nulla è stato fatto e poche sono state le risposte e gli aiuti in quasi un anno di pandemia.
Sono tante le realtà ormai allo stremo che rischiano di chiudere e che si sentono abbandonate. Dall’altro lato ci sono i committenti di questi eventi, spesso coppie di futuri sposi, che hanno posticipato di mese in mese il proprio sogno d’amore in attesa di qualche certezza in più.
Per poter ripartire è indispensabile ora un protocollo di sicurezza che permetta alle aziende e ai professionisti di poter ripartire: regole precise per consentire di svolgere il proprio lavoro e di poter guardare con speranza al futuro delle proprie realtà imprenditoriali.
Per conoscere meglio lo status quo e per analizzare i possibili scenari ho intervistato Cira Lombardo, famosa event planner, che da mesi raccoglie le preoccupazioni e i desideri delle sue spose in stand by, oltre che di tante, tantissime aziende con cui lei ha un confronto continuo teso a trovare soluzioni. Quelle che non arrivano dal Governo, ma che ora è tempo di pensare. Perchè il mondo degli eventi vuole e deve ripartire. E per farlo qualche soluzione si sta già studiando.
Qual è oggi la situazione?
Oggi la situazione è più o meno la stessa dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Purtroppo, nonostante l’arrivo del vaccino, non ci sono stati grandi miglioramenti, soprattutto a livello economico. I governi stentano a trovare soluzioni efficaci e concrete e, per questo, le persone iniziano a sentire il bisogno di agire, anche autonomamente. Non a caso, in tutto il mondo si stanno cercando soluzioni alternative per riprendere alcune attività in sicurezza, basti pensare al concerto di prova dei Flaming Lips che, il 12 ottobre scorso, hanno sperimentato, a Criterion di Oklahoma City, un’esibizione con il pubblico diviso in 100 sfere giganti e gonfiabili, una soluzione un po’ folle, ma valida per tentare di tornare a vivere gli eventi dal vivo in sicurezza. In Italia, abbiamo il caso MSC Crociere, che ha annunciato una nuova gestione degli imbarchi per riprendere i viaggi in tranquillità, grazie a tamponi preventivi per tutti i passeggeri e tamponi ripetuti ogni tre giorni anche durante la permanenza a bordo. In generale, sembra ci sia una generale voglia di ripartire.
Il settore eventi è fermo praticamente da un anno. A volte la gente, sentendo parlare di eventi, crede che sia un argomento di secondaria importanza. Cosa significa in termini pratici tutto questo?
Sì, è vero, le persone tendono ad associare i festeggiamenti al concetto di “superfluo”. Finché a pensarla così sono i non addetti ai lavori, la questione può essere trascurata, ma se a considerare il nostro comparto non indispensabile è anche la classe politica italiana, allora il problema diventa ben più grave. Questo perché i politici dovrebbero sapere bene che il mondo dei matrimoni, in Italia, conta 46 mila aziende sul territorio e costituisce quasi il 15% del PIL italiano. O, almeno, costituiva, dal momento che le drammatiche difficoltà che il settore sta vivendo stanno mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.
Cosa ne pensi del numero massimo di invitati imposto?
Onestamente non condivido l’idea di limitare il numero di invitati a un evento. Credo, piuttosto, che questo numero debba derivare da un calcolo preciso, che andrebbe fatto relazione alle dimensioni di ciascuna location per eventi. Utilizzerei una formula che definisco “Coefficiente Covid” e che consentirebbe di calcolare rapidamente la capienza di una location anche in base ai distanziamenti imposti dal DPCM. Un evento ben organizzato è anche un evento sicuro, per cui non costringerei gli sposi a ridurre drasticamente la loro lista ospiti, se tutte le norme di sicurezza vengono rispettate.
Tampone agli invitati: sì o no? Fattibile dal punto di vista pratico per ogni genere di matrimonio o solo per alcuni?
Tampone agli invitati sì: non semplice da organizzare, questo è certo, ma del resto organizzare e supervisionare sono le principali responsabilità di noi wedding planner e i futuri sposi devono sapere di potersi affidare a noi per fronteggiare le situazioni più complesse. L’obiettivo è quello di assicurare agli sposi le nozze che hanno sempre sognato: in molti, infatti, scoraggiati dall’uso delle mascherine e dagli eventuali pericoli relativi agli assembramenti, hanno rimandato o annullato del tutto la celebrazione del loro “Sì”, con pesanti conseguenze su tutto il settore. Per cui, sì all’utilizzo delle mascherine e al distanziamento, ma appoggio anche le proposte che le associazioni hanno presentato rispetto a tamponi preventivi nei giorni che precedono l’evento e test rapidi di conferma anche il giorno stesso del matrimonio, per tutti gli ospiti che non si siano ancora sottoposti a vaccino.
Matrimoni di stranieri in Italia: sappiamo che negli ultimi anni erano cresciuti tantissimo. Qual è la situazione ora e come secondo te evolverà nei prossimi due anni?
Al momento, il comparto dei destination wedding è completamente fermo. Ovviamente. C’è da dire che il nostro Paese è una delle mete più ambite per gli sposi stranieri, ma le istituzioni dovranno capire l’importanza del wedding tourism in Italia e investire nella sua ripartenza e nella valorizzazione della nostra immagine all’estero o faticheremo a recuperare i progressi fatti negli anni passati. In ogni caso, l’Italia resta la preferita dalle coppie provenienti dall’estero e, per ora, le richieste slittano al 2022, per le difficoltà che ci sono negli spostamenti e anche perché la situazione in altri paesi non è ancora sotto controllo.
Gli sposi del 2020 come si stanno muovendo? E quelli del 2021?
Gli sposi del 2020 vivono nell’incertezza, poiché mancano risposte da parte del Governo e mancano certezze in termine di protocolli di sicurezza. Alcuni, soprattutto i più giovani, stanno già rimandando al prossimo anno, mentre gli altri aspettano risvolti, come tutti noi. Gli sposi del 2021 sono all’opera: chiamano, chiedono, si informano, ma la differenza sta nelle prenotazioni, poiché anche in questo caso si temporeggia e l’idea di bloccare ville, catering, fotografi e intrattenimento viene rimandata.
Da mesi si parla della necessita di un protocollo. Quali punti secondo te sono essenziali per ripartire?
Innanzitutto, il “Coefficiente Covid”, una formula immediata e facilmente calcolabile, per far capire agli sposi, nel minor tempo possibile, il numero massimo di ospiti ammissibile per i ricevimenti in ciascuna location. Esempio: sala 300 mq / coefficiente covid 1,8 mq = capienza massima invitati. Questo coefficiente terrebbe conto, ovviamente, anche che nella medesima sala vanno rispettate le distanze di sicurezza imposte dal DPCM. Sarebbe dunque essenziale che le location condividessero le dimensioni esatte delle proprie sale (ad esempio, attraverso i loro portali online e le piattaforme social, magari pubblicando le planimetrie), per consentire la migliore e più rapida organizzazione possibile.
Uso di mascherine e distanziamento sociale.
Formazione e informazione per TUTTI i dipendenti delle location.
Servizio ai tavoli o a braccio, senza l’allestimento di buffet.
Tamponi preventivi e tamponi rapidi di conferma per tutti gli invitati (come sopra), che non si siano ancora sottoposti al vaccino.
Come credi cambierà la percezione del matrimonio quando finalmente ci si potrà tornare a sposare? E come cambierà il modo dei professionisti del settore?
Credo che la percezione dei matrimoni stia già cambiando e forse non in modo del tutto negativo: gli sposi e i loro invitati cominciano a prestare maggiore attenzione al significato di ogni evento, alle emozioni, all’intrattenimento. Si dà maggior peso al divertimento, alla gioia di condividere momenti importanti con le persone care e si scelgono stili più spontanei, leggeri, semplici, come il natural. A mio parere, il vero lusso, ora, è vivere un wedding day assolutamente personalizzato, creato su misura, che racconti una storia, un evento che faccia sentire le persone vicine. Inoltre, i professionisti del settore avranno nuovi ruoli, che non riguarderanno solo l’organizzazione delle nozze, ma anche la loro sicurezza. Noi wedding planner, in particolare, avremo la responsabilità di assicurarci che ogni operatore del settore coinvolto e ogni invitato rispetti i protocolli, affinché tutti i matrimoni siano impeccabili, bellissimi e sicuri! Certo, attraverseremo un periodo difficile anche quando avverrà la totale riapertura, perché, a causa della crisi economica, in molti destineranno budget leggermente ridotti ai festeggiamenti, ma dobbiamo essere fiduciosi.
A oggi, sono arrivati aiuti a chi lavora negli eventi?
Pochi e in modo confuso, basti pensare all’ultimo slittamento del provvedimento Ristori, la cui approvazione è drammaticamente rallentata dalla crisi politica che il nostro Paese sta vivendo in queste settimane. La nostra classe politica sembra distratta da un potere di stato e non dalla morte economica della nostra nazione. Ma, nel frattempo, la crisi economica continua a schiacciare il nostro settore sotto il peso di domande senza risposte. Non solo le pesanti conseguenze dell’emergenza sanitaria, ma anche il silenzio assordante di chi prende decisioni stanno mettendo a rischio il nostro lavoro.
Nelle prossime settimane vi racconterò il punto di vista anche di altri professionisti e aziende del settore per avere un quadro preciso della situazione di oggi in Italia e per dire a un comparto italiano che va preservato e valorizzato che non è solo.