Amore e social, sentimento e tecnologia: due binomi all’apparenza lontani anni luce, eppure ai giorni nostri sempre più vicini, complementari, legati a filo doppio. Sì c’è sempre chi si innamora alla maniera tradizionale, per strada, ad una festa, su un tram, eppure c’è chi il compagno di una vita o quasi lo trova sul web, lo conosce grazie ad una app, lo condivide sui social (basti pensare al bacio più social degli ultimi giorni tra Fedez e Chiara Ferragni).
E’ questo modo di vivere l’amore, di approcciarsi ad esso, magari inizialmente per scherzo, per caso, fino poi a restarne pervasi, cambiando il corso della propria vita, ad essere al centro del romanzo di Sistiana Lombardi “Tutta colpa delle fragole“, edito da Mondadori.
Lei è una delle influencer più seguite del momento, amata per i suoi vlog pieni di poesia, di sincerità e di vita. Blogger di successo Sistiana ha pubblicato il suo primo libro, che è una storia da leggere tutta d’un fiato, scoprendo personaggi reali, usciti dal quotidiano, dal vissuto di tutti noi, che vivono relazioni e situazioni in cui il lettore si rivede, appassionandosi fortemente alle vicende descritte pagina dopo pagina. L’ho incontrata alla libreria Open di Milano per questa intervista e subito è scattato qualcosa: intesa tra due donne probabilmente simili e diverse per tanti aspetti, curiosità, voglia di saperne di più, tanto che dopo pochi giorni ha con grande piacere moderato la sua prima presentazione presso il Mondadori Store di Via San Pietro all’Orto a Milano, in cui tanti suoi follower hanno partecipato con entusiasmo e grande interesse.
In “Tutta colpa delle fragole”, Sistiana Lombardi racconta le relazioni ai tempi dei social e delle app nelle loro mille sfaccettature. E lo fa con un’ironia tagliente, mai sopra le righe, con una leggerezza che ci fa ridere e sorridere, fino a far vacillare le nostre certezze e a mettere in discussione i nostri pregiudizi. Un libro da leggere in una notte, per inguaribili romantici, ma anche per chi cinicamente pensa che l’amore non arrivi più ed è pronto a ricredersi.
Di cosa parla?
E’ ambientato a Milano ed è la storia di una ragazza di trent’anni che di lavoro fa la giornalista. Scrive per una rivista di lifestyle e eventi milanesi. La storia inizia con lei che sta rientrando dalle vacanze, insieme a una coppia di suoi amici gay, reduce dalla fine di un rapporto sbagliato con un uomo già impegnato. In ufficio ad aspettarla ci sono alcune sorprese ad attenderla: una sua amica-nemica, compagna di università, che non avrebbe più voluto vedere e poi viene chiamata dal direttore del giornale per un articolo da scrivere. Dovrà fare un servizio sull’applicazione di incontri, Matchi (il corrispettivo di Tinder), provandolo in prima persona. Scettica e piena di preconcetti inizia un’avventura alla scoperta di questa app e di una serie di uomini molto diversi, curiosi. Durante tutto questo lei cambierà profondamente, riscoprendo una parte di sé che forse aveva tenuto nascosta sino ad allora.
Com’è nato nella tua mente?
E’ stato un caso perché mi avevano proposto tempo fa di fare un lavoro per il mio blog proprio testando e raccontando in prima persona un’app di incontri, esattamente poi come succede alla protagonista del romanzo. Stavo bevendo un caffè con un mio amico e lui, nello scoprire che io non avevo mai provato nulla di ciò, mi installa l’app e mi fa vedere come funziona. Io ero senza parole. Per me era davvero un catalogo di Postalmarket. C’è un capitolo del libro dedicato proprio a questo: c’è l’uomo che si fa il selfie davanti allo specchio della palestra a torso nudo, quello con la nipotina di fianco per far capire le sue doti di potenziale papà, quello con il cane, quello che ama i viaggi… E’ bastato infatti raccontare la realtà. L’idea non è nata lì sul momento, ma poi ad un certo punto, mentre lavoravo ad un altro libro, mi è tornato in mente e ho pensato che potesse essere davvero un buono spunto. E’ stato particolare perché per molti aspetti la protagonista è completamente diversa da me, soprattutto in fatto di paure e dubbi. A volte ho preso ispirazione dalle mie amiche, per entrare in un’altra ottica e capire come si sarebbe comportato qualcuno che non fossi io. Volevo costruire un personaggio con una personalità forte.
Che emozioni ti ha dato scriverlo?
Incredibili. Sono state tante fasi diversi: all’inizio c’era l’entusiasmo più puro. Era diventato l’hobby preferito, il momento della giornata in cui potevo vivere appieno la fase della scrittura e della creazione della storia. Poi è arrivata l’ansia, la paura, i momenti in cui ci sono gli intoppi in cui ti sembra di girare a vuoto. A parte questo però ci sono stati dei momenti in cui ho dovuto pescare dal mio vissuto, dal mio essere, e questo è stato magico, emozionante. Per esempio quando la protagonista passeggia per Milano, in un momento molto introspettivo e riflessivo, ho messo tutta me stessa, il mio modo di vedere la città, di guardare al mondo.
Quando ho iniziato a scrivere l’ultimo capitolo poi ho cambiato di colpo il finale che avevo in mente. Ho capito che non poteva essere scontata la fine di questa storia. E’ il sogno che tutte noi donne ci portiamo dentro (il perché non ve lo dico però perché altrimenti vi svelo troppo).
A libro terminato ti sei chiesta come potrebbe proseguire la storia dei personaggi di Tutta colpa delle fragole?
Sì. Appena finito di scriverlo già volevo proseguire, andando avanti nella storia e nelle vicende dei protagonisti e non solo. E’ aperto a tanti sviluppi, a tanti colpi di scena. La curiosità su tanti aspetti della storia c’è.
I social per te sono un pro o un contro per vivere l’amore ai giorni nostri?
Nè l’uno né l’altro. E’ una realtà che va accettata. Prima ero molto più restia sull’argomento, pensavo che l’amore dovesse essere solo quello romantico, nato dal caso, magari come nei film con due ragazzi che si incontrano, raccogliendo da terra lo stesso libro. Però mi sono accorta che queste cose capitano al giorno d’oggi: queste applicazioni d’incontri ti permettono di allargare la tua rete di contatti, ti portano in posti dove sei già stato ma dove per mille motivi non avevi conosciuto una persona che li frequentava come te. Sicuramente servono a qualcosa e non penso che non sia possibile trovare l’amore grazie ad un’app. Un tempo avrei detto “che tristezza ricorrere ad un’app per trovare un partner” e invece oggi dico “non è un ricorrere. Se a trent’anni ti ritrovi single, lavori in ufficio tutto il giorno, le occasioni per conoscersi sono poche e tu ti disabitui a relazionarti con persone che potenzialmente potrebbe interessarti. E’ un po’ la storia di Bridget Jones, ma vale anche per gli uomini. E’ un modo per uscire fuori da te stesso. Tante persone si incontrano e poi arrivano addirittura a sposarsi. E non sono casi umani. Una volta lo pensavo e invece mi sono ricreduta, tanto che ho voluto cambiare il finale a poche settimane dalla stampa del libro.
Per te l’amore cos’è?
E’ un lavoro su sé stessi. Nella mia vita di amore ne ho avuto tanto, non sono una cinica e quindi penso che se ci credi arriva. Però è un lavoro perché trovarlo è una fortuna, ma mantenerlo è un lavoro vero e proprio. Devi essere bravo a fare tante cose, a impegnarti nella relazione, scendendo a patti con la realtà, lavorando appunto su sé stessi.
Che insegnamenti ti hanno dato i tuoi genitori, lontani sicuramente da una realtà come quella descritta nel libro, in fatto d’amore?
Per me loro rappresentano l’amore in quanto passione. Ho ricordi di loro che passeggiavano insieme in riva al mare, coi capelli scompigliati dal vento. Erano molto uniti. Poi alla fine siamo abituati ad idealizzare sempre i nostri genitori, ma sono pur sempre delle persone. Ma questo lo capisci solo quando sei grande.
Come sei cambiata dopo aver scritto “Tutta colpa delle fragole”?
Ho trovato un grande spazio per esprimermi. Mi sono sfogata, ho fatto ironia su alcune cose che normalmente non direi. Non ho avuto filtri e quindi ho detto tutto quello che volevo dire: un po’ perché è un libro e un po’ perché a dirle è la protagonista e non direttamente io.
E’ bellissimo sentirsi più libere. Anche la copertina non l’avrei mai immaginata così tempo fa e invece mi sono detta: facciamo la sfida ma facciamola in tutto e per tutto.